In ordine

Australian Deal

L' Australian Deal è un principio che permette, grazie ad un procedimento matematico, di eliminare tutte le carte fino ad arrivare ad una che può essere o forzata o precedentemente scelta. A seconda delle diverse situazioni esistono due tipi di Australian Deal: il down-under e l' under-down. Con il primo procedimento la prima carta viene messa sul tavolo e la seconda sotto il mazzo, continuando questa operazione si rimarrà con una sola carta che, grazie ai calcoli eseguiti precedentemente, sarà la carta da forzare. Nel secondo metodo la prima carta viene messa sotto il mazzo e la seconda sul tavolo.
Gli schemi aritmetici per l' eliminazione sono molto antichi, gli stessi romani li utilizzavano per la pratica della decimazione. Non è chiaro chi sia stato il primo a portare questo principio nella magia. Reinhard Müller notò una somiglianza con la distribuzione down-under in un effetto chiamato "Das Ablegen" (mettilo giù) nel libro Ein Spiel Karten del 1853. Il primo a menzionare la distribuzione down-under fu A. Aronson nel libro "How to Do Sixty Tricks with Cards" del 1900. Il nome dell' effetto era "The Alternate Card Trick". Più avanti negli anni, in "The Phoenix", Rusduck pubblicò un effetto in cui le carte venivano distribuite alternativamente faccia in alto e faccia in basso. Eliminando le carte faccia in alto e continuando l' operazione, si arrivava alla carta scelta dallo spsttatore. Successivamente, sempre su "The Phoenix", John Hamilton pubblicò un effetto in cui veniva utilizzato lo stesso principio di Rusduck per forzare una carta. A detta di Karl Fulves fu lo stesso Hamilton, poco dopo aver pubblicato l' effetto su "The Phoenix", a dare il nome al principio chiamandolo Australian Deal.

Impalmaggio

Impalmare significa nascondere segretamente un oggetto nella mano. Lo si può tenere propriamente nel palmo o in altre parti della mano, incluso il dorso.

L'impalmaggio è una delle tecniche più difficili della cartomagia. Molti prestigiatori alle prime armi lo evitano perché l'oggetto da impalmare deve restare nascosto nella mano per un certo periodo di tempo e temono di essere colti in fallo. Ma una volta capita la tecnica avrete a disposizione una delle mosse più efficaci. L'impalmaggio può essere suddiviso in sei fasi:

1) La PREPARAZIONE: alcune tecniche, per esempio, richiedono che si formi una separazione sotto la carta o le carte da impalmare.

2) La GIUSTIFICAZIONE: è necessario che la mano che deve impalmare le carte si avvicini ad esse. Questa azione richiede una motivazione apparente che sia logica e coerente con la procedura dell'effetto che si sta eseguendo. Potete, per esempio, usare la mano destra per squadrare il mazzo o per porgerlo ad uno spettatore.

3) L'IMPALMAGGIO: in questa fase una o più carte sono segretamente posizionate nella mano. Questa è la tecnica di impalmaggio vera e propria.

4) L'ALLONTANAMENTO: la mano che ha impalmato una o più carte si allontana dalla posizione in cui ha avuto luogo l'impalmaggio. Occorre capire chiaramente la motivazione di questa azione e il suo grado di priorità.

5) L'OCCULTAMENTO: le carte impalmate rimangono nascoste nella mano per un certo periodo di tempo. È necessario sapere cosa potete e cosa non potete fare con questa mano e cosa bisogna pensare per evitare di comunicare in qualunque senso di colpa.

6) Il RIPOSIZIONAMENTO: le carte impalmate devono essere generalmente rimesse sopra al mazzo o sopra un mazzetto di carte. In questo caso occorre considerare qual è la migliore tecnica che si adatta a quella determinata situazione.

LA PRESA
Esistono varie posizioni in cui nascondere la carta impalmate. Qui di seguito elenco le più famose:
- Classic Palm
- Back palm
- Tenkai Palm
- Longitudinal Palm
- Gambler's Palm
- Gambler's Cop Palm

CENNI STORICI:

Prime notizie sull'impalmaggio si hanno a fine '800, più precisamente nel 1876, con "Modern Magic" del Professor Hoffman. Qui scopriamo come impalamre una carta, come addoccchiarla e come riposizionarla sul mazzo. Successivamete, nel 1902, troviamo in "The expert at the card table - S.W. Erdnase", libro spartiacque tra magia classica e magia moderna, una serie di metodi usati dai bari per impalmare carte da sopra o da sotto, nella destra o nella sinistra. Andando avanti con gli anni, nel 1940, troviamo "Expert card tecquinque - J. Hugard and F. Brauè", libro al centro di forti polemiche in quegli anni per un presunto furto di idee ai danni di Dai Vernon. Nel libro vengono spiegati diversi tipi di impalmaggio che vanno dallo "Swing palm" al "Rear Palm", giusto per citarne due. Verso la fine degli anni '40 incontriamo "Dai Vernon - The Professor" che in "Topping the deck, Select Secret, Veron, Brooklyn 1941, pag. 7" illustra come posizionare la prima carta del mazzo nella mano destra, mentre entrambe le mani squadrano il mazzo.Sebbene questo metodo sia stato scritto ormai molti anni fa, rimane tutt'oggi il miglior metodo per impalmare una carta dalla cime del mazzo. Due anni dopo Veron pubblica in "Stars of Magic, vol.5, no. 3, 1949", The Gambler's Flat Palm. Vernon considerava questo metodo per molti versi superiore al più famoso Classic palm. La mano che impalma può assumere una posizione rilassata e le dita sono libere di muoversi, leggermente, evitando di congelarsi. Arriviamo così negli anni '50 dove con "Revolutionary Card Technique, Charapter 2, Action Palm, Edward Marlo, 1956" Marlo spiega alcuni metodi di impalmaggio mentre si effettuano altre azioni come mescolare o tagliare un mazzo di carte. A fine anni '90 vine pubblicato in forma di libro tutto lo scibile cartomagico del Padre della cartomagia spagnola: Arturo de Ascanio. Grazie a "The Magic of Ascanio, vol. 1, pag. 77, J. Etcheverry, 1997" troviamo un intero capitolo dedicato alla "Psicologia dell'impalmaggio" (di cui un estratto sopra). Al giorno d'oggi le migliori tecniche di impalmaggio sono collezzionate e descritte nei "Card College, Vol. 2 - 3, Roberto Giobbi". Questi sono solo alcuni dei tanti autori, sparsi nella storia della cartomagia, che hanno scritto qualcosa sugli impalmaggi. Tocca a voi scoprire gli altri!

Cull

Il cull o, in italiano, controllo sotto il nastro, è una tecnica, che permette di portare segretamente una o più carte nella posizione desiderata nel mazzo, di solito in cima o in fondo. Essa ha molte applicazioni. Può essere usata non solo per controllare, posizionare e trasferire carte, ma anche per togliersi dai guai quando si perde realmente una carta scelta o quando, ad esempio, il quarto asso che deve essere prodotto, improvvisamente, non si trova più dove dovrebbe.

Il primo riferimento, ad oggi, si ha in “The notebook” libro del 1800 di autore sconosciuto in cui troviamo una forzatura che utilizza questa tecnica. Nel 1876 in “Modern Magic” del Professor Hoffmann troviamo l’utilizzo del cull di una singola carta per farla “sparire” dal mazzo.

Nel 1909 in “The Art of Magic” di T. Nelson Downs e John Northern Hilliard si legge in un paragrafo non troppo chiaro un riferimento allo spread cull. Di particolare importanza per le spiegazioni e i diversi utilizzi di questa tecnica è il libro “Hofzinser's Card Conjuring” del 1910, spesso proprio ad Hofznser viene associata l’invenzione del controllo sotto al nastro e della forzatura sotto al nastro.

Double Lift

La doppia presa (double lift) è una tecnica usata nella magia con le carte. È un metodo con il quale l'identità della prima carta viene mantenuta segreta sollevando le prime due carte come una, facendo sembrare che sia stata presa solo la carta superiore. Grazie alle tre fasi che la compongono, preparazione, esposizione e riposizionamento sul mazzo, quando la carta viene mostrata al pubblico, viene fatto credere che sia stata mostrata la carta in cima al mazzo mentre in realtà viene mostrata la seconda. Tecniche simili possono essere applicate a più di due carte per eseguire un sollevamento triplo o addirittura quadruplo. Il termine fu coniato da Theo Annemann. La tecnica viene talvolta chiamata "doppio ribaltamento" (double turnover).
La prima pubblicazione di due carte come una fu su “ hocus pocus kurtzweilige “ scritto da anonimo nel 1669; successivamente i primi elementi scritti sulla Doppia Presa, risalgono a Richard Neve nel suo libro The Merry Companion del 1716 e da Jean Nicholas Ponsin nel libro Novelle Magie Blanche Devoilee del 1854. Il primo riferimento alla doppia presa nel 20 ° secolo fu nel libro di "Northern Magic" di John Northern Hilliard.

Tilt (Depth Illusion)

Il Tilt (o Depth Illusion) è una tecnica che permette di dare l' impressione di inserire una carta al centro del mazzo, quando, invece, la si sta mettendo sotto la prima o, volendo, sotto più carte in base all' effetto . L' illusione della profondità viene data dal break tenuto dal mignolo e dalla base del pollice che mantiene una separazione abbastanza grande da creare, per chi vede da davanti, l' illusione della profondità.

Questa tecnica viene comunemente associata a Vernon. Infatti dopo essere stata per molto tempo nell' underground magico venne pubblicata da Karl Fulves in "The Pallbearers Review - Close-up Folio # 10" nel 1977. Tuttavia fu Edward Marlo che, stranamente, diede i crediti a Vernon, a renderla famosa nel 1962 grazie alle finezze e le applicazioni da lui inventate e grazie al nome, tilt, più corto e facile da ricordare.

Furono in molti prima di Vernon a provare qualcosa di simile a quello che poi sarebbe diventato il Tilt. Karl Fulves parla di un falso inserimento di Cazeneuve scritto nel 1914 su La Prestidigitation sand appareils. Ciò che Cazeneuve faceva era mettere il mazzo in verticale dando la faccia al pubblico, faceva finta di mettere la carta in mezzo mentre, effettivamente, la metteva in cima al mazzo. Altri riferimenti ad una carta che si inserisce sotto la prima vengon dal libro J. N. Hofzinser Kartenkünste scritto da Ottokar Fischer nel 1910 e da Ralph W. Hull's Eye Openers, 1932. In tutti e tre i casi visti, l' illusione veniva supportata dall' aver inserito in precedenza veramente la carta in mezzo nello stesso modo utilizzato, poi, con la depth illusion.

L' idea di inserire una carta sotto la prima dando l' impressione che sia più in profondità sembra aver iniziato a circolare nella metà del 900. Howard Wurst e Bill Pawson descrissero una versione in The Sphinx, Vol. 48 n. 11, gennaio 1950 in cui l' inserimento della carta avveniva da davanti mentre Edward Victor in Further Magic of the Hands nel 1946 ne descrisse una in cui la carta veniva inserita dal lato del mazzo.

La modifica principale apportata da Vernon fu quella di inserire la carta dietro alla separazione riducendo, così, di gran lunga i punti vulnerabili.

Dopo Vernon furono moltissime le varianti inventate dai vari prestigiatori. Tra le tante le più degne di nota sono la variante di Daryl ,che permette di alzare metà mazzo dando veramente l' idea di inserire la carta nel centro, quella di Marlo in cui si finge di sbagliare mentre si inserisce la carta dentro facendo uscire da davanti alcune carte e quella di Tommy Wonder che permette di eseguire la tecnica coperta a 360°.

Salto dei mazzetti (PASS)

Che cos'e il “pass” o “salto dei mazzetti”? Praticamente è una tecnica che permette di tagliare segretamente un mazzo di carte; ha diverse applicazioni oltre ad un taglio nascosto. Esistono, sostanzialmente, due tipologie di salto dei mazzetti: il salto classico ed il salto di Herrmann. Essi si differenziano in base al mazzetto in movimento durante la mossa: nel salto classico è il mazzetto superiore che ruota intorno a quello inferiore, nel salto di Herrmann è il contrario: il mazzetto inferiore ruota intorno a quello superiore. Entrambe le tecniche arrivano dal mondo dei bari.
Storia dell'Herrmann pass: l'attribuzione di questo salto ad Herrmann (Alexander) di data da August Roterberg nel suo "New Era Card Tricks" (1897). Ma, nella sua meccanica, apparve già in un testo del 1764: "Le Philosophe Négre et les Secrets des Grecs" ad opera di Gabriel Mailhol.
Storia del salto classico: in "Liber Pagatorum", un testo anonimo del 1512, l’autore discute di tecniche dei bari e, in un passaggio, spiega come la carte venissero “tagliate le une per le altre " ... è la prima descrizione del salto classico? Forse, ma il passaggio è troppo vago per esserne certi. Nel 1550 appare Le Mespris du Tous Jeux de Sort, in esso l’autore Olivier Gouyn dice: "e dopo che avrai alzato (se non farai attenzione) lui metterà in cima ciò che dovrebbe mettere sotto ” e, anche i questo caso, la frase e aperta a diverse interpretazioni (sembrerebbe più una falsa ricomposizione). Nel 1680 esce "The Compleat Gamester" opera di Charles Cotton e, ancora, la descrizione non è chiara. La prima pubblicazione nota, nella quale viene spiegato senza ombra di dubbio il salto è del 1757. Nel suo "L'Histoire des Grecs ou des ceux qui Corrigent la Fortune au Feu", Pierre Ange Goudar spiega come i bari "saltano il taglio per rimettere le carte nella loro posizione originale ". Nella stessa opera, Goudar loda le gesta di una certa Madame S.: "Non si è mai vista prima tale abilità di mano, un lampo di luce. Può annullare il taglio e fare saltare la carta con una destrezza senza pari". Ma questo passaggio molto probabilmente non si riferisce al salto ma ad una “operazione” tipica nel gioco del Faraone (distinzione fatta da Gianfranco Preverino). Anche se non vi è alcuna descrizione è chiaro come il salto fosse una tecnica già conosciuta all’epoca. La prima descrizione della meccanica del salto classico (in un contesto che non fosse quello del gioco d’azzardo) appare nel 1769 in "Nouvelles Recreations Phisyques et Mathematiques" di Edme-Gilles Guyot. Un'altra antica descrizione del salto classico (anche più dettagliate di quella del Guyot) apparve in un testo tedesco del 1768: "Der Verrathene und von allen seinen truglichen LGeheimnissen Lentblösste Lfalshe Spieler, von cinem dieser unseligen Kunstgriffe kundigen Weltburger", interessante per essere la pea che integra, nel testo, una figura. Quest'opera è degna di nota anche perché nella descrizione del salto classico, viene spiegato un metodo per tenere separate le sue metà del mazzo stesso (mentre viene ricomposto dopo l'alzata), molto simile all'Erdnase Break o, addirittura, al Vernase Break! Antedatando questa tecnica di più di 130 anni. Ecco il passaggio: "dopo il taglio manovro la mano destra in maniera tale che il pollice afferri un lato del mazzo, il medio il centro del lato opposto e anulare e mignolo l'angolo, scavalcandolo leggermente e tenendo così traccia dei due mazzetti".

Apertura Ascanio

L'Ascanio Spread è una mossa moderna di comprovata utilità, ideata, si pensa, da Arturo de Ascanio. Permette di mostrare quattro carte (o tre) nascondendo una o più carte extra.
Lo descrisse per la prima volta come un'introduzione ai suoi Wriggling Aces nel numero di gennaio di “llusionismo” N ° 251, nel 1971. Il nome originale della mossa, ancora in uso e ampiamente conosciuto nella comunità magica di lingua spagnola, è “El Culebreo” (il serpente), che può essere tradotto in inglese come “The Wriggle”. La mossa divenne nota in tutto il mondo come Ascanio Spread, che è il nome che Fred Kaps le diede. Insieme alla Conta di Elmsley, questa mossa è uno degli strumenti che hanno contribuito maggiormente a rafforzare gli effetti che usano un piccolo numero di carte.

Nella versione originale, si tengono le carte in maniera longitudinale con la presa per i lati lunghi, mentre le dita della mano sinistra sventagliano le carte in modo molto casuale e, durante questa sequenza, una o più carte rimangono nascoste. Venti anni dopo, Ascanio ha mostrato almeno una dozzina di variazioni nel maneggio.

L'apertura Ascanio è più di una falsa conta: racchiude in sé la filosofia del maneggio di un uomo che per tutta la sua vita ha studiato le carte da gioco come strumento per l'espressione dell'arte magica. La modalità esecutiva della mossa è inseparabile dall'approccio teorico del suo inventore. La mancata comprensione di ciò, ha portato per molti anni a credere erroneamente che fosse una tecnica innaturale.

Nonostante i crediti sembrino convergere ad Ascanio, Eddy Taytelbaum afferma di aver originato la mossa; come riportato in un'e-mail a Pete Biro, che si trova nella discussione del Genii Forum,

Mnemotecnica

La mnemotecnica è l'insieme di regole e metodi adoperati per memorizzare rapidamente e più facilmente informazioni difficili da ricordare. Le mnemotecniche sfruttano la naturale capacità dell'essere umano di ricordare le informazioni se sono trasformate in immagini o storie, o associate ad eventi paradossali o ad emozioni consentendo quindi di aumentare la capacità naturale della memoria umana.

Sono state usate fin dall'antichità dai grandi oratori perché consentono, senza l'ausilio della lettura, di svolgere un discorso articolato precedentemente preparato. Nei metodi di apprendimento moderni l'utilizzo delle tecniche mnemoniche è tenuto poco in considerazione.

Una delle più famose tecniche di memorizzazione, se non la più famosa e trasversale in ogni settore, è senza ombra di dubbio la "Tecnica dei Loci". La tecnica dei Loci cara agli antichi greci (e a Sherlock Holmes!) permette a cervelli normali di raggiungere, con un po' di allenamento, prestazioni degne di un super memorizzatore. Una tecnica mnemonica descritta nei trattati di retorica greci e latini ha dimostrato di non aver perso il suo antico smalto. Il trucco del "Palazzo della memoria", che consente di ricordare una serie di nomi immaginando di collocarli in luoghi fisici conosciuti permette, con un po' di allenamento, di raddoppiare il numero di parole rievocate, sia nel breve periodo sia a diversi mesi di distanza.

Lo dimostra uno studio pubblicato su Neuron, secondo il quale le nostre capacità mnemoniche sarebbero in qualche modo sottosfruttate. La tecnica del palazzo della memoria o tecnica dei Loci (da locus, luogo) viene fatta risalire a Simonide di Ceo, un poeta lirico greco del 550 a.C.. Secondo la tradizione un palazzo in cui si trovava nel corso di un banchetto crollò poco dopo che Simonide era uscito. Riconoscere i commensali sfigurati sotto le macerie era impossibile, e il poeta diede un contributo fondamentale ricordando dove fossero seduti prima della tragedia. Nei racconti di Sir Arthur Conan Doyle, lo stesso Sherlock Holmes si affida a questa tecnica per rievocare particolari utili alle indagini.

La cosiddetta “tecnica dei Loci” consiste nel fissare nella memoria la successione dei luoghi di un percorso concreto (la propria casa, nell'esempio) e collegarli alle informazioni da ricordare. In pratica, si tratta di un metodo di miglioramento della memoria che utilizza la visualizzazione di elementi per ricordare e organizzare le informazioni. Il successo di questa tecnica ha poco a che fare con la struttura del cervello o l'intelligenza, piuttosto il merito è da attribuire all'uso di parti del cervello che controllano l'apprendimento spaziale. Le regioni del cervello utilizzate includono il Lobo parietale, la corteccia retrospleniale e l'ippocampo posteriore destro.

Complementari, se non necessarie per un ottimale utilizzo della "Tecnica dei Loci", sono la conversione fonetica e il sistema P.A.O.
La conversione fonetica è una tecnica di memorizzazione dei numeri. Funziona convertendo i numeri in consonanti e, aggiungendo opportunamente delle vocali, trasformarle in parole che si possono ricordare con più facilità di una serie di numeri, in modo particolare usando altre regole mnemoniche.
Il sistema P.A.O. (Personaggio-Azione-Oggetto) è una tecnica estremamente avanzata, messa a punto a partire da una brillante intuizione di Dominic O'Brien, otto volte campione mondiale di memoria. Questo metodo è basato sul principio PA (Personaggio-Azione), che consente di codificare 4 cifre in un'unica immagine che vede coinvolti un Personaggio e un'Azione compiuta da quest'ultimo.

Ora una domanda sorge spontanea: come può tutto questo essere correlato con la prestigiazione?

La risposta è presto data: Mazzo Memorizzato. Ma procediamo per gradi. Partiamo dall'inizio.
In origine c'era la carta chiave: una carta conosciuta, collocata vicino alla carta scelta. Successivamente venne l'idea di fare di ciascuna carta nel mazzo una carta chiave, tutte in un ordine conosciuto. Se una carta viene prelevata si può determinarne I'identità guardando quella che si trovava immediatamente sopra di essa. In questo modo arriviamo al concetto del mazzo mnemonico.

L'ordine piu logico è quello dall'Asso al Re. Stratagemma tutt'altro che sottile e che può essere scoperto con facilità. È stato portato comunque al successo grazie a prestigiatori come lo spagnolo Minguet nel XVIII secolo; Meig (meglio conosciuto come“EI Tio Cigueno"),e Roterberg, nel XIX secolo; e ancora, Marlo e Ottokar Fisher (con la variante consistente nel mescolare i semi tra di loro) nel XX secolo.Successivamente fu introdotta una preordinazione matematica piu complessa. Già nel 1612 Minguet in Spagna e Cardoso in Portogallo hanno descrito la preordinazione ottenuta aggiungendo cinque unita al valore di una carta per determinare il valore di quella successiva, variando contemporaneamente l'ordine dei semi in base a una sequenza conosciuta.
Si menzionano anche varianti consistenti nell'aggiungere quattro e tre unita. Nella letteratura specializzata questa preordinazione matematica viene normalmente indicata con il nome di “sistema Si Stebbins". Stebbins, che rese popolare il sistema in America, ha ammesso di averlo imparato da un siriano (prime tracce, in realtà, di tale ordinamento si trovano già in "Giochi de Carte", Horacio Galasso - 1593, tradotto in francese e forse fonte del libro portoghese "Thesouro de Prudents", Gaspar Cardozo de Sequeira - 1612). L'idea di una preordinazione matematica non è male. Ha il vantaggio di permettere, tramite un calcolo aritmetico, di determinare la posizione di una carta in relazione ad un'altra. Questi calcoli, tuttavia, non sono semplici da fare mentalmente.
D'altro canto, si tratta di una preordinazione molto pratica, date le sue intrinseche proprietà, ed è molto facile da ricordare.

Un passo avanti è rappresentato dalla memorizzazione di una preordinazione che consiste in quattro serie di tredici carte, ognuna delle quali contiene ciascun valore, dall'Asso al Re, ma in un ordine non evidente e con la rotazione dei semi. Stiamo parlando del mazzo a "Corona" ("chapelet" in francese, "rosario" in spagnolo). Questa preordinazione ha il vantaggio supplementare che il suo ordine appare casuale agli spettatori, laddove col mazzo Galasso-Cardoso c'è un certo rischio che, nel distribuire le carte, Ia progressione dei valori (cinque, quattro o tre) possa essere scoperta.
Nel mazzo a corona, tuttavia, è abbastanza difficile determinare la posizione di una carta in relazione ad un'altra e ciò ne limita l'utilità. Questo mazzo era già conosciuto ed utilizzato nel XVIII secolo. Fu descritto in Francia da Guyot nel 1769, a Ginevra da Carlo Antonio nel 1759 e probabilmente anche prima in Italia.In seguito si è giunti ad un'idea straordinaria. Dopo un tentativo di memorizzare l'esatta posizione di ogni carta in un mazzo a corona (ciò che fece Hofzinser nel XIX secolo), nel primo terzo del XX secolo, si ebbe l'idea di creare una preordinzaione senza rotazione di semi né sequenze di valori e di impararla meccanicamente o con l'aiuto delle suddette tecniche di memorizzazione.
Lo sforzo mnemonico è richiesto solo inizialmente, quando si apprende la sequenza; poi il problema sparisce completamente.Gli enormi vantaggi di un mazzo mnemonico sono:
1. non c'è alcun ordine che possa essere scoperto,
2. la posizione di ogni carta, in relazione a qualunque altra, può essere determinata istantaneamente.

Sempre durante la prima parte del XX secolo furono introdotti alcuni miglioramenti: sono stati creati dei mazzi quasi privi di ordine ( cioè mazzi privi di apparente ordine logico) nei quali alcune carte, collocate in certi punti, sono utilizzate per dimostrazioni di gioco d'azzardo o per effetti di compitazione.
Nel 1927 I'autore inglese Louis Nikola pubblicò la sua preordinazione che conteneva tre effetti: un gioco di compitazione, una dimostrazione di poker o di nap e la possibilità per il prestigiatore di distribuirsi tutte le carte di cuori e quindi la mano vincente a bridge o a whist. Nikola, inoltre, divulgò due idee: un metodo di memorizzazione della preordinazione basato su un sistema antico ma poco utilizzato, fondato sulla relazione tra lettere e numeri e un modo fantastico di effettuare la preordinazione proprio davanti al pubblico, senza suscitare alcun sospetto, eseguendo al tempo stesso un gioco magnifico ed emozionante.
Poco dopo, nel 1931, Laurie Ireland, nel suo "Ireland Writes a Book" pubblicò Ia sua sequenza che conteneva due dimostrazioni di poker. Il mazzo Ireland fu usato da molti grandi prestigiatori americani del periodo.
Nel 1942 Oscar Hugo, un atro amricano, scrisse un libro, molto interessante a proposito del suo "Magi Card System" con molte idee, un fantastico metodo di memorizzazione, diversi effetti incorporati ed altri uilizzabili con qualsiasi preordinazione. In varie altre occasioni sono state pubblicate preordinazioni mnemoniche personali, incluse quelle di Steve Aldrich, Rufus Steele e Willian McCaffrey in lingua inglese, quelle di Ciurò e Bernat in Spagna e quella di Claude Rix in Francia.
Un fantastico passo avanti fu fatto dall'avvocato americano ed eccellente prestigiatore Simon Aronson, che pubblico il suo brillante "Stack to Remember" nel 1979. Questa fantastica preordinazione contiene sette effetti: una dimostrazione di poker, una di teresina, il "Poker delle dieci carte" (Ten-card Poker Deal), una mano di bridge, un effetto di compitazione relativo a sei carte e l'effetto chiamato "Una qualunque mano di poker" (Any Hand Called For) di Rusduck e Zen.
Nel 1979 anche Juan Tamariz ha pubblicato due preordinazioni. Una contiene dimostrazioni di poker e ramino, il già citato "Any Hand Called For" e diversi effetti di compitazione in spagnolo, l'altra la "Dimostrazione di poker" di Vernon. Ci sono state altre idee (probabilmente mai pubblicate) di Piet Forton e di Luis Garcia, per preordinare il mazzo durante I'esibizione di diversi efetti inframmezzati da alcuni miscugli, e un altro sistema creato da Christian Chelman.
Anche Ed Marlo ideò una preordinazione che si può raggiungere da un mazzo nuovo per mezzo di miscugli nel cavo della mano e miscugli faro. In aggiunta a ciò furono pubblicati svariati effetti che sfruttavano una straordinaria idea di Rusduck: il mazzo a specchio (Stay stack).
Combinando le idee di Marlo e di Rusduck con diverse altre, Tamariz è arrivato ad ottenere quella che probabilmente è l'ordinazione più popolare in Spagna e non solo: Mnemonica.

Parallelamente alle tecniche mnemoniche esplicate in precedenza, lo stesso Tamariz nel suo libro "Sinfonia in Mnemonica Maggiore" suggerisce un metodo di memorizzazione più rapido rispetto ai precedenti ma che può essere utilizzato nella sola memorizzazione di una mazzo di carte, al contrario la "Tecnica dei Loci" ha valenza più generale. Il Metodo spiegato da Tamariz è la combinazione di vari sottometodi che portano all'uso combinato dei cinque sensi.

L'uso del mazzo memorizzato apre le porte ad eccellenti effetti magici difficilmente realizzabili in altro modo. Ogni qual volta sistemerete le carte in ordine mnemonico è come se steste caricando il mazzo di energia potenziale. Il limite di quest'energia è dato solo dalla vostra immaginazione.

Conta Hamman

L’Hamman count è una falsa conta creata da Bro. John Hamman, sviluppata per mostrare un numero dispari di poche carte, nascondendo la parte inferiore del mazzetto. La prima pubblicazione di questa conta risale al 1958, sul libro scritto da Paul LePaul “The Card Magic of Bro. John Hamman S.M.”, dove viene descritta a pag. 41 per il classico effetto, anch’esso creato dal geniale prestigiatore, “The Mystic Nine” (lo stesso effetto spiegato all’interno del Card College 2 di Roberto Giobbi a pag. 297). Probabilmente Hamman creò la tecnica proprio in funzione di questo effetto. Negli anni molti prestigiatori si sono messi all’opera per creare nuove varianti di questa conta. Tuttavia, oggi giunge a noi ancora con il classico maneggio. Spesso è insegnata, però, con alcune finezze derivanti dalla scuola spagnola, per esempio la sottigliezza di “spezzare” il movimento durante la conta e quella, introdotta da Ascanio, che cambia intenzione alla conta, sfilandole dal mazzetto per mostrare le carte.  L’intenzione di Hamman in origine, infatti, era quella di contare le carte mentre venivano mostrate.

Nel 1972 apparse su “New Stars of Magic”, senza citare il creatore, una versione della conta partendo però dalla posizione per la conta di Elmsley. Questa conta è stata poi ripubblicata nel 1979 da Martin Nash, creando la sua versione, su “Sleight Unseen” con il nome di Hamsley Count. Questo metodo fu ripreso in modo simile anche da Marlo in “Marlo’s Plus Package” (1983) e da Daryl in “Daryl’s Psychological Assembly” (1985) negli anni successivi.

Un’altra variante interessante è quella creata da Philip T. Goldstein, la Haback Count, pubblicata per la prima volta su “Counts, Cuts, Moves and Subtlety” (1977), una combinazione della conta Hamman con un’altra creazione dello stesso prestigiatore, la conta Flushtration.

Conta Carlyle

La conta Carlyle è una falsa conta inventata da Francis Carlyle, che permette di contare più o meno carte di quelle che effettivamente si hanno in mano. Il movimento che si fa sembra quello di passare le carte una ad una da una mano all’altra come lo farebbe chiunque quindi risulta molto naturale ed anche grazie a questo che è molto illusiva. Viene descritta per la prima volta da Jean Hugard in “More card manipulation n.3” (1940) e viene scritto che questa conta si distingue dalle altre, oltre che per la sua efficacia, per quello che Hugard definisce “the walking finger”, ovvero il movimento e il rumore che fanno le dita della mano che riceve con le carta che si sta contando.

Filatura

Le filature sono tecniche che permettono di scambiare segretamente una o più carte.
Esse sono 3: il Bottom Change; il Bottop Change ed il Top Change.

La più antica, che probabilmente ha ispirato gli altri due tipi di filatura, è il Bottom Change. 
La seguente tecnica consiste nello scaricare una carta nella parte inferiore del mazzo scambiandola con la carta che si trova in cima . Essa è apparsa per la prima volta in "Testament de Jerome Sharp" di Henri Decremps , 1786, in cui si descrive lo scambio di una sola carta. Il Bottom Change multiplo è invece apparso in "Ellis Stanyon's Magic" , Vol. 13, nel 1912. 

Tecnica molto simile è il cambio Bottop (Bottop change). Essenzialmente è un'inversione della tecnica Bottom Change: la carta viene scaricata in cima al mazzo e viene scambiata con la carta in fondo. Il Bottop Change è spesso accreditato a Ed Marlo, anche se la meccanica lo precede. Clayton W. Rosencrance l' ha descritta nella rivista "The Sphinx" , Vol. 35 n. 9, nel 1936. Mentre Ed Marlo pubblicò la tecnica in "The Linking Ring" , vol. 30 n. 2, nel 1950. Quest' ultimo  nel suo libro esalta il vantaggio di questa tecnica dicendo che consente scambi continui, anche se il Bottom Change originale ha la stessa caratteristica. 

La filatura da sopra o Top Change consiste nel scaricare una carta sulla cima del mazzo e scambiarla con la seconda in modo impercettibile. La tecnica è apparsa in un taccuino inedito intorno al 1800. Successivamente Will Houstoun ha trascritto il libro anonimo e lo ha pubblicato come "The Notebook", nel 2009. Nel seguente testo non  sono menzionati dettagli tecnici sull'impugnatura. 
La prima descrizione delle impugnature moderne, grazie alla quale la carta inizia e termina lo scambio tra l'indice e il pollice, è pubblicata in "Nouvelle Magie Blanche Dévoilée" di Jean-Nicholas Ponsin, nel 1853. 

Sempre da sopra troviamo altri tipi di filature: quella per i lati corti (usata molto dal dottor James William Elliott) descritta da Conradi in "Der moderne Kartenkunstler" nel 1896 e da Gualtier in "la prestidigitation sans apparels" nel 1914. Quest' ultimo la attribuisce al professionista francese Talazac ( 1863-1916). 
Ed infine quella che viene chiamata filatura "Hofzinser" che permette di scambiare la carta sotto la vista degli spettatori. Si tratta di una tecnica del sudafricano Cy Endfield che la attribuì erroneamente a Hofzinser. 
L' utilizzo del top change per cambiare un pacchetto di carte viene accreditato a Johann Hofzinser e risale al XIX secolo. La tecnica è presente nel gioco "The Power of Faith", descritto in "Kartenkünste" di Ottokar Fischer, 1910. Successivamente Jean-Jacques-Maurice Talazac modificò il maneggio che venne descritto in "La Prestidigitation Sans Apparels" di Camille Gaultier, nel 1914. La prima pubblicazione, però, si ha nel 1904 quando Kaufmann descrisse "Marked Four Ace Trick".

Successivamente alcuni prestigiatori crearono delle varianti e svilupparono alcune finezze come per esempio la filatura all'incrocio di Dai Vernon.

Glide/Scivolata

Il glide, o scivolata in italiano, permette di scambiare l'ultima carta del mazzo con quella immediatamente sopra ad essa. Tramite l'utilizzo di questa tecnica si possono ottenere vari tipi di effetti, come trasposizioni, acaan, trasformazioni e così via.

I primi cenni storici sul glide nell'utilizzo magico sono in “The Discoverie of Witchcraft” del 1584, nel quale viene descritto come una sorta di antenato del "second deal", infatti veniva mostrata l'ultima carta e, tramite un injog di essa, veniva distribuita la penultima. Infatti nel 1979 in “CardMagic” di Richard Kaufman, verrà ripresa la parte dedicata alle carte di “The Discoverie of Witchcraft” e, al “glide” qui spiegato, darà il nome di “injog glide”.

Per avere una prima descrizione della “scivolata” come la conosciamo oggi, dobbiamo aspettare il 1876 in “Modern Magic“ del Professor Hoffmann, in cui troviamo sia la spiegazione che la sua applicazione ad una sorta di “C.A.A.N”. Per una descrizione più approfondita bisogna attivare fino al 1897 in “New Era Card Tricks” di August Roterberg.

Qualche piccola variante si trova in “Original Magical Creations” scritto da Stanley Collins nel 1915, in cui viene utilizzata una carta extra e in “The Four Full Hands Written”(1921) di Charles T. Jordan, in cui viene utilizzato il glide multiplo in un effetto che vede coinvolti i 4 assi. La scivolata venne trattata anche nel 1937 “Encyclopedia of Card Tricks” di Glenn G. Gravatt e Jean Hugard. Sempre Jean Hugard in “The Magic Annual for 1938 and 1939” applica il “glide false count”  al “six card repeat”.

Una variante molto importante arriva nel 1940 con “Expert card technique “, in cui viene spiegato “a new glide”. Qui il modo di tenere il mazzo è totalmente diverso rispetto a come lo abbiamo visto finora: infatti fino adesso veniva tenuto per i lati lunghi, mentre, in questa descrizione su "Expert card technique", il mazzo viene tenuto sui lati corti facendo una sorta di pressione sull'ultima carta, in modo da farla scivolare e da poter prendere agevolmente la penultima. Questo tipo di maneggio potrebbe essere visto come un precursore dell’ ”Ovette Master move” (apparsa poi nel 1967 in The Pallbearers Review Vol. 1-4).

Sostanzialmente, queste sopra citate, sono le varie versioni di questa tecnica; altri autori, naturalmente, l’hanno trattata nei loro libri, ma senza apportare sostanziali modifiche, piuttosto è stata utilizzata in vari modi, dalla forzatura, al change, alla falsa conta e molti altri. Oppure é stata utilizzata per creare versioni di molti classici cartomagici, come: “acqua e olio”, “Card At Any Number”, “sandwich”, “trasposizioni” e tanti altri ancora.

Hunter Shuffle

L' Hunter Shuffle è un falso miscuglio totale nel cavo della mano spesso utilizzato in situazioni da scena o da sala ma anche estremamente efficace nel mondo del closeup.
Viene tagliato il mazzo circa a metà e successivamente "pelate" 5 o 7 carte, completando il miscuglio lasciando l' ultima porzione (mantenendo una separazione); il tutto viene ripetuto una seconda volta "annullando" ciò che è stato fatto in precedenza.

Un precursore fu Slygo che descrisse la tecnica in dettaglio in "The Sphinx" vol. 9, nel 1910. La meccanica è molto simile, l' unica cosa che la differenzia dall' originale è che la serie di carte singole vengono "pelate" all'inizio del primo miscuglio (invertendo il loro ordine) e alla fine del secondo (ripristinando l'ordine originale), piuttosto che nel mezzo del mazzo.

Tuttavia la tecnica viene accreditata e prende il nome da George Walter Hunter che lo descrisse la prima volta in "The Magazine of Magic" , Vol. 7 nel 1920. Inoltre Hunter scrive: “il miscuglio è tecnicamente semplice. Abbastanza sconosciuto e fino ad ora mai stato descritto ”.
Tuttavia alcune varianti possono essere considerate degne di nota per l’approfondimento dello studio di questa tecnica:
- “A False Shuffle That Really Shuffles” di Bob Fisher in "The Sphinx" ;
- "The Gordon Bruce False Shuffle" in Lecture Notes di Gordon Bruce ;
- "Moses" di Justin Hanes in Mystery Engineering.

Per concludere la tecnica venne pubblicata in:
"Greater Magic" nel 1938;
"Expert Card Technique" nel 1940;
"The Tarbell Course in Magic" , Vol. 1, nel 1941;
"Royal Road To Card Magic" 1949 ;
"Expanded lecture note" di Dai Vernon nel 1964;
"Card College" vol.2 nel 1996;
"Cartomagia scenica" nel 2019.

Card Folding Technique

Ad oggi esistono molte tecniche per piegare una carta segretamente. Sono stati sviluppati metodi ad una mano e a due mani, sempre finalizzati a una totale invisibilità della tecnica. Il metodo a due mani più conosciuto è la piega chiamata “Mercury Fold”, eseguita sulla carta inferiore del mazzo, permettendo di piegarla in quattro.

La prima descrizione di questa tecnica risale al 1936, sul fascicolo di Franklin M. Chapman “Six Bits” *, all’interno di un effetto chiamato “A Sure Bet” (una carta scelta viene trovata piegata in quattro all’interno di una scatola di fiammiferi), del quale però non viene citato il creatore. Tuttavia, lo stesso Chapman, si complimenta con il misterioso inventore per il suo grande fiuto per gli effetti e di un grande talento per nascondere le tecniche utilizzate. Tre anni dopo, nell’ aprile del 1939, sempre lo stesso Chapman pubblica un numero di “Chap’s Scrapbook” (rivista creata l’anno prima, 1938-1940), dove è contenuta nuovamente la stessa descrizione dell’effetto (Chapman lo presenta come uno dei suoi effetti preferiti in assoluto) senza fare riferimenti, crediti e nomi.

L’anno dopo, nel 1940, appare per la primissima volta il nome “Mercury”, legato a questa tecnica, all’interno dell’effetto “Mercury’s Card” in “Expert Card Technique” di Jean Hugard e Frederick Braue. Tuttavia, anche in questo libro non viene citato l’autore.
Ancora oggi, sebbene questa tecnica sia stata pubblicata svariate volte con e senza variazioni nel maneggio, nel numero di pieghe e nel nome, rimane ancora sconosciuto il suo inventore. Tuttavia, alcune pubblicazioni accreditano il maneggio classico a John Scarne e ad oggi sembra essere la teoria più accreditata. La prima pubblicazione del “Mercury Fold” accreditato a Scarne è contenuta all’interno del libro di Frederick Braue e Jeff Busby “The Fred Braue Notebooks Volume 3” (1985), con il titolo “Fold for Card: Scarne”. Inoltre anche Stephen Minch nel libro di Tommy Wonder “Books of Wonder 1” (1996) nella spiegazione del “Two-Second Card Fold”, citando la tecnica originale (e il libro “Expert Card Technique”) la accredita a Scarne, dicendo che è “un fatto venuto recentemente alla luce”.
Altre versioni sono state create, alcune degne di nota. Eccone alcune:
·Il “Card Fold” contenuto all’interno del fascicoletto “Creative Magic” (1973) di Dick Zimmerman, il cui maneggio permette di piegare una carta scelta a metà mentre si chiude un ventaglio.
·il “Flash Fold” di Father Cyprian pubblicato sul periodico francese “Arcane” (issue 12, 1984), dove una carta è piegata in precedenza nascondendo però la sua condizione mentre è firmata.
·“Folding the Contract” contenuto all’interno di “Workers Number 3” (1993) di Michael Close, dove la piega è effettuata in tasca, e può anche essere eseguita con le carte jumbo.

“The Two-Seconds Card Fold” creato dal geniale Tommy Wonder e pubblicato su “Books of Wonder 1” (1996). Il maneggio è un miglioramento alla piega classica, permettendo di piegare la carta in 8. Inoltre Tommy Wonder dà numerosi consigli su come eseguire al meglio la tecnica e su come allenarla correttamente.

È conosciuto, come già detto, anche il maneggio ad una mano. La prima apparizione risale al 1938 sul leggendario libro da più di mille pagine “Greater Magic” di John Northern Hilliard, spiegato all’interno dell’effetto “A Card Mouthful” (una carta che appare piegata in 4 in bocca) che a quanto dice era un cavallo di battaglia di John Scarne. Lo stesso anno sulla rivista “The Sphinx” (Vol. 37 No. 5, July 1938) di William Hilliar viene spiegato lo stesso maneggio, all’interno di un effetto chiamato “Cash and Change-Purse”. Così, anche questa tecnica per piegare una carta segretamente appare su “Expert Card Technique” (esattamente dopo la spiegazione dell’effetto “Mercury’s Card” citato prima), sotto il nome di “Folding a Card”, dove gli autori citano l’effetto della “Carta in Bocca” di Max Malini.

*Six Bits è parte della trilogia che comprende anche altri lavori di Chapman quali: “Another Six Bits” (1936) e “Six Bits More” (1937). Questi tre sono poi stati raccolti in un unico fascicoletto “Three Six Bits” dallo stesso autore (1947).

Ireland shuffle

L'Ireland shuffle é un falso miscuglio nel cavo della mano che, apparentemente mescola totalmente le carte, ma in realtà tiene separate le due metà del mazzo. Molto spesso si utilizza per tenere in ordine la separazione di metà carte rosse e metà carte nere, poiché questo miscuglio mescola effettivamente le carte, ma mantiene questa separazione invertendo le due metà.

Questo miscuglio prende il nome da Laurie Ireland, quando in realtà il primo a pubblicarlo con questo scopo fu Charles Jordan in "Thirty Card Mysteries" nel 1919.

Alcuni riferimenti dicono che Laurie Ireland pubblicò questo miscuglio con questo obbiettivo (di mantenere separate le due metà del mazzo) in "New Card And Coin Manipulation" nel 1935, ma, in realtà, non é proprio così. Infatti, come riporta Edward Marlo in "estimation" nel 1962, questo miscuglio pubblicato da Ireland aveva sì il maneggio identico a quello di Jordan, ma l'obbiettivo era totalmente differente. Mentre il miscuglio di Jordan manteneva inalterata la separazione del mazzo, quello di Ireland aveva il fine di mantenere inalterata una o più carte nel centro del mazzo.

Quindi i due miscugli sono uguali nei maneggi, ma diversi nel scopo. E fu proprio questo il motivo per cui al miscuglio di Jordan venne (e viene tuttora) attribuito il nome di "Ireland shuffle".

Charlier Shuffle

Lo Charlier shuffle è un falso miscuglio solitamente applicato a un mazzetto di poche carte che, a prima vista, lascia trasparire solo movimenti disordinati e casuali ma, in realtà cambia l’ordine del mazzo come farebbe un taglio semplice. L’origine di questo falso miscuglio non è del tutto nota. Sicuramente è stato sviluppato partendo dal miscuglio Haymow* un vero e semplicissimo miscuglio, con la stessa parvenza di movimenti disordinati, utilizzato ancora in qualche paese occidentale, principalmente da persone con poca esperienza….

Una fonte molto importante da citare è la prima pubblicazione di un probabile antenato dello Charlier Shuffle, risalente al 1786, su “Testament de Jérôme Sharp” di Henri Decremps, dove vengono descritti 4 falsi miscugli. Uno di questi (le second faux mélanges) si avvicina molto alla procedura Charlier.
Tuttavia, come suggerisce il nome, questo falso miscuglio è accreditato con molta sicurezza al misterioso prestigiatore Charlier, la cui identità non è ancora del tutto conosciuta, come il suo passato e la sua etnia. Quello che si sa per certo è che, nella metà degli anni ’70 del 1800, Professor Hoffmann è entrato in contatto con lui. Sicuramente, dopo averlo incontrato, apprende anche questo miscuglio, anche se per ancora molto tempo non descrive nulla nelle sue pubblicazioni.
Tuttavia, una descrizione ancora più vicina al miscuglio Charlier vero e proprio è apparsa per la prima volta, esattamente novanta anni dopo, su “Modern Magic” (1876) del Professor Hoffmann. Nella sezione “To Make a False Shuffle”, il terzo metodo descriveva una procedura di miscuglio molto simile, che consisteva nel prendere un po’ di carte dalla mano sinistra alla destra e poi mescolare le carte della mano sinistra alternandole apparentemente sopra e sotto a quelle dell’altro mazzetto. Utilizzava un “falso deposito” di carte sopra al mazzetto, che venivano poi lasciate sotto. La stessa identica procedura è apparsa anche su “Tricks with Cards” (1889) sempre del Prodessor Hoffmann (quarto metodo nella sezione “False Shuffles”).

Nello stesso libro, però, il settimo metodo, descrive per la primissima volta il maneggio dello Charlier shuffle che conosciamo oggi, anche se tuttavia Hoffmann non dà i crediti a Charlier. Finalmente, dopo 15 anni dalla conoscenza del misterioso prestigiatore Hoffman, pubblicando il seguito di Modern Magic, More Magic (1890) e descrivendo l’identica procedura apparsa in “Tricks With Cards”, dà i crediti per la prima volta nella storia a Charlier (ottavo metodo nella sezione “False Shuffles”)
Ad oggi, non sono state pubblicate molte varianti, né nel maneggio, né nella procedura. Tuttavia alcune variazioni possono essere considerate degne di nota per l’approfondimento dello studio di questa tecnica. Eccone alcune:
- “Simple Horizontal Shuffle for One or Several Cards” e “Index Finger Divides the Pack - Horizontal Shuffle” in Ellis Stanyon’s Best Card Tricks di Ellis Stanyon (1999), ovvero due controlli di una parte di mazzo con un miscuglio simile allo Charlier.
- “Up Chuck False Shuffle” in Semi-Automatic Card Tricks Volume 8 di Steve Beam (2010), dove viene descritto un falso miscuglio combinando uno Charlier Shuffle e uno Slop Shuffle.
- “Controlled Charlier Shuffle” in CAAN Craft di Jerry K. Hartman (2010), dove viene descritto un miscuglio Charlier completamente falso.

*Il miscuglio Haymow è anche chiamato “Mélange au pouce” (miscuglio con il pollice) o “Mélange paysan” (miscuglio contadino), di cui Robert-Houdin pubblicò anche un metodo per portare in stack le carte. Da notare anche, come specifica T.A. Waters in “Encyclopedia of Magic and Magicians” che in Inghilterra, il termine “Haymow” viene anche utilizzato per descrivere un miscuglio nel quale il mazzo viene diviso in due metà e, aprendole leggermente, mescolate tra di loro in modo totalmente casuale. Quest’ultima si ritiene essere il più antico metodo conosciuto usato solitamente per mescolare le carte.

Push through e Pull out shuffle

Con i termini push through e pull-out shuffle si fa riferimento a dei falsi riffle shuffle che mantengono l’ordine invariato di tutte le carte all’interno del mazzo. Nel primo i due mazzetti vengono intersecati e fatti passare interamente l’uno attraverso l’altro, nel secondo, dopo aver intersecato le carte, nell’azione di squadrare, le due porzioni di mazzo non vengono squadrate completamente e vengono sfilate l’una dall’altra, dando l’illusione di eseguire un taglio del mazzo.

Per quanto riguarda il “Push Through” i primi riferimenti si hanno nel 1879 su "L'arts de gagner tous le jeux: tricheries des grecs dévoilées", un libro che tratta i metodi usati per barare al gioco d’azzardo, qui Robert Houdin spiega, con il nome di “La queue d'aronde" (Dovetail shuffle), un miscuglio in cui le carte vengono intersecate, fatte passare le une attraverso le altre e poi estratte di nuovo. Questo miscuglio verrà ripreso nel 1894 da John Nevil Maskelyne in “Sharps and Flats” e successivamente nel 1927 in "The Nikola Card System" in cui vi è una sezione che riguarda il "riffling". La tecnica non viene chiamata neanche qui con il nome attuale ma vi è già un riferimento al fatto che un mazzetto debba passare attraverso (in inglese: push through). Soltanto nel 1953 Ed Marlo descrive la tecnica dandole il nome "Push Through" con il quale viene chiamato tuttora. Successivamente sono state pubblicate diverse finezze e versioni differenti, tra cui quella di Martin Nash, che è una combinazione con lo Zarrow, quelle descritte da Vernon e, recentemente, le versioni di Steve Forte descritte nel libro “Gambling Sleight Of Hand”. Per il “Pull out" invece i primi riferimenti si hanno nel 1927 su "Merlins master manipulation" di Jack Marlin e successivamente verrà descritto nel 1960 nel libro “more inner secrets of card magic” di Dai Vernon. Più tardi verrà trattato anche nel primo volume di Steve Forte “Gambling sleight of hand” in cui vi è riportata una versione, attribuita dall’autore ad Edward Marlo, che permette di eseguire la tecnica senza l’appoggio del mazzo sul tavolo (Marlo’s off-the-table Pull-out). In questo stesso libro è, inoltre, inserita una versione dello stesso Steve Forte.

A.T.F.U.S.

L’ATFUS è una tecnica cartomagica che permette di scambiare un piccolo numero di carte mantenendo le carte a faccia in alto. Il nome ATFUS è, infatti, un acronimo che sta per Any Time Face-Up Switch.

Per quanto riguarda l’attribuzione della paternità di questa tecnica ci sono svariate voci contrastanti, le quali propongono, da un lato, Edward Marlo e, dall’altro, Alex Emsley.
Come sostiene Stephen Minch nel libro del 1944 Collected Works of Alex Elmsley, Vol. II, la tecnica fu inventata da Marlo e pubblicata, da Marlo stesso, per la prima volta nella rivista di Neil Foster “The new tops” alla pagina 33 del numero di Aprile del 1964 con il titolo “AFTUS and Mental Reverse III”.

Jon Racherbaumer, tuttavia, nella rivista File Olarm (Aprile 1991), confuta l’idea che sia stato Marlo il vero creatore dell’ATFUS, bensì Alex Emsley. A favore della propria tesi, Racherbaumer, cita la rivista Pentagram (Vol.10 n.12), nella quale nel 1956 pubblicò la tecnica con il titolo “Still Taking Three”.

Per quanto sia corretta la ricerca di Jon Racherbaumer la paternità dell’ATFUS si deve a Marlo e, a sostegno di questa tesi, la prima pubblicazione in cui appare tale tecnica si deve ad un piccolo libricino scritto da Al Leech “For card men only” e pubblicato dalla Magic Inc. nel 1949, nel quale, lo stesso Leech, attribuisce l’invenzione di tale tecnica a Marlo.
Ad avvalorare questa tesi abbiamo l’attribuzione a Marlo della paternità dell’ATFUS anche da parte di Laurie Ireland nella serie “Ireland’s Yearbook” nel 1954.

Di tale tecnica, nel corso dei decenni, sono nate molteplici varianti:
Una delle prime variante sembra essere quella del FuFu Switch pubblicata da Marlo, per la prima volta, nella rivista New Tops e, in seguito, ripubblicata nel 1971 nella rivista Hierophan e in molti altri scritti di Marlo come: “Further Flight” (1973), “Marlo’s Megazine 3” (1979), nella rivista “Spell-Binder” (1983) e molti altri.

Un’altra tra le celerbi varianti è di Derek Dingle, pubblicata nel 1971, da Harry Lorayne nel libro “Reputation-makers”, alla voce “Atfus Variation” e ripubblicata nel 1982 nel “The complete works of Derek Dingle”.
Nello stesso anno Marlo pubblica anche la variante “Delayed Atfus” nel primo volume della rivista Kabbala.
Una tra le ultime varianti dell’ ATFUS si deve a Jack Parker pubblicata da Genii Megazine nel 2006 sotto il nome di "No Fuss Switch”

Greek Deal

Si tratta di una distribuzione di vantaggio che consente di distribuire la penultima carta del mazzo. Solitamente oggi si usa per ovviare alla cut-card.

Il primo metodo per eseguire questa mossa fu pubblicato su Magic Mafia Effects da Allan Ackerman nel 1970 con il titolo minus one bottom deal. Nel 1976 sulla rivista Kabbala, Vol.3 N.8 edita da Jon Racherbaumer, Ed Marlo pubblicò uno studio sulla tecnica di Ackerman con il titolo multiple minus bottom.

In Any Second Now. Part Two of the Professional Card Technique of Martin A. Nash, 1977, Martin Nash sviluppa ulteriormente il concetto e pubblica il greek deal.

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